di Andrea Luxoro
La tramontana tesa sterilizza l’aria gelida e priva di odori, nemmeno la barca emana il caratteristico e familiare profumo mentre l’orizzonte spazia oltre i consueti confini, acceso dalle prime luci dell’alba. Il pescatore oggi è in ritardo complici il caldo abbraccio del letto ed una sveglia troppo discreta. Ha ancora in bocca il gusto persistente del caffè che si mesce ora al mentolo di una Daygum surrogato alla consueta sigaretta abbandonata da qualche settimana, ennesimo tentativo salutista da zona Cesarini, mentre salta deciso sulla coperta della barca, insolitamente bassa per il mare in secca senza mai reggersi al bompresso, sin da bambino, data la familiarità dei movimenti.
E’ una routine fatta di quotidiana determinazione, per cui i gesti si fanno chirurgici: si molla l’ormeggio, si avvia il motore, barra del timone e via oltre il lampeggio verde e rosso del porticciolo. Oggi il traghetto, visto il ritardo, sta già uscendo dal porto carico dei pendolari che presto dietro una scrivania con abnegazione si dedicheranno agli impieghi abituali, mentre lui sfila e pensa alle centinaia di volte che ha immaginato quanto fosse comodo guadagnarsi il pane in ufficio, ma ora che passato il faro verde della diga sud e si apre la vista al canale di San Pietro ha chiara la percezione che quello e solo quello si al suo posto, su un vecchio gozzo di famiglia, fra i gabbiani e i cormorani a solcare un mare amico e familiare.
Qualche ora per raggiungere il luogo di pesca e salpare i palamiti calati ore prima, ed è già di rientro: il cellulare per avvisare a casa, il bottino oggi è abbondante tanóe, putacelle, saraghi e qualche bel dèntexu di taglia importante. La moglie manager accende la rete dei contatti e piazza i pezzi grossi, il resto sarà venduto al mercato del pesce, lungo il canale delle saline. Il pescatore scorge il profilo delle frangiflutti, attraversa l’imboccatura del porto punta dritto la prua fra i due fari verde e rosso del porticciolo che ora sanno di casa e di un nuovo caldo caffè. Sorride, sulla bitta con lo sguardo curioso c’è il figlio adolescente che forse ha marinato la scuola, lo guarda mentre ormeggia ridono entrambi e il padre si chiede pensoso se il figlio un domani viaggerà sul traghetto come i pendolari del mattino.
Andrea Luxoro nasce a Carloforte, dove tuttora vive e lavora. Studia a Cagliari e si laurea in antropologia, presso la facoltà di Lettere, con una tesi sui “lavoratori del mare di Carloforte”. Ha fondato con un gruppo di studiosi locali l’Associazione Culturale Saphyrina e l’Asuciasiun cultürole tabarchiña che valorizzano e promuovono la cultura, la storia e la lingua delle comunità tabarchine del Mediterraneo. Cura la rassegna letteraria “Pocomabuono” e ha fondato la Fiera del Libro di Carloforte. Coordina lo Sportello linguistico tabarchino di Carloforte, è consulente scientifico per il Polo della lingua tabarchina e promuove iniziative culturali su molti fronti. Lo trovate sempre preparato e disponibile presso l’edicola “Dai giurnoli in sciâ ciassa” (Piazza Repubblica).