Le saline

Sin dall’antichità il sale ha avuto parte importante nella vita dell’isola, dove il deposito lasciato dall’evaporazione dell’acqua marina si raccoglieva già in epoca fenicia. Le saline carlofortine – delle quali si osservano a tutt’oggi gli impianti ormai dismessi a un passo dal paese – risalgono agli anni della prima colonizzazione degli esuli di Tabarka. È di fatto il periodo successivo al loro insediamento quello nel quale si inaugurò la produzione moderna, per quanto basata su tecniche ancora molto vicine a quelle dell’antichità. Più di un secolo doveva trascorrere da allora perché uno sfruttamento razionale della preziosa risorsa trovasse il proprio spazio sull’isola.

La stagione del sale iniziava in primavera con la preparazione, affidata a tre o quattro operai, e proseguiva con l’estrazione, tra agosto e settembre. Nel complesso sei mesi di durissimo lavoro, che sotto il sole d’estate vedeva all’opera uomini curvi a rastrellare il sale, raccoglierlo in piccoli cumuli, trasportarlo a spalle dentro le grandi ceste di vimini e scaricarlo ai margini delle vasche, fino a formare grandi piramidi bianche. Fatiche d’altri tempi, compensate a cottimo: mai paga fu così vicina al suo nome antico: “salario”.
Questo stesso lavoro, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, fu affidato ai mezzi meccanici, e la richiesta di manodopera durante la stagione diminuì drasticamente. Un intero mondo, fatto di aneddoti, personaggi, usanze, oggetti, si preparava a sparire.

Attualmente le saline non lavorano più: cessata la produzione nel 1998, sono state restituite alla natura. La loro gestione, nel corso dei decenni passata dallo Stato alla Regione, è oggi affidata al Comune, che lavora in vista della loro valorizzazione sia da un punto di vista ambientale che da quello storico e antropologico. Da un lato, quindi, si considera nuovamente la possibilità di una piccola produzione di sale, utile all’equilibrio idrico degli stagni e alla tutela di una zona umida tra le più importanti della Sardegna, habitat di fondamentale importanza per molte specie stanziali e migratorie. Dall’altro è in progetto un percorso museale che, grazie ai macchinari conservati nella loro sede d’origine e agli antichi luoghi di lavoro, illustri i modi della produzione del sale nelle diverse epoche e ne salvi la memoria per gli anni a venire.

Il percorso naturalistico La Via del sale