Quella di Carloforte è una delle ultime tonnare ancora attive nel Mediterraneo. Tonnara è l’insieme delle reti che si tengono a mare quando è tempo: è l’impianto, ovvero l’isola, costituito di una serie di camere collegate una all’altra, nell’ultima delle quali, quella della morte, si svolge la mattanza.
Tonnara è però anche l’evento della pesca, e l’edificio a terra che ospita il lavoro e i lavoranti. È poi, essenzialmente, un modo di pescare il tonno: in passato il più diffuso. Un modo che è anche un mondo e richiede la partecipazione di una folla di persone, a terra e in mare, chiamata a svolgere compiti precisi con perizia e senza errore. Ognuno è coinvolto nell’impresa, collabora alle operazioni che porteranno alla mattanza delle grandi prede, ed al contempo è partecipe di un rito collettivo, che a tutt’oggi finisce col richiamare a sé, ogni anno, l’intera comunità tabarchina.
Le origini della tonnara, nel Mediterraneo, guardano alle coste del Nord-Africa. Sono le stesse della comunità tabarchina, che in quelle onde lontane navigò, tanto tempo fa. A mostrare la derivazione dal mondo arabo di questa antica tradizione, è la lingua stessa parlata dai tonnarotti: è Rais, il capo unico che coordina le azioni della compagnia al lavoro. Rais ovvero re.