Intessuta delle vicende di un passato travagliato, plasmata da una speciale nostalgia, questa lingua è parlata correntemente e non soltanto tra cittadini ma anche nei rapporti con le istituzioni locali. Durante i matrimoni civili gli sposi non di rado la usano per pronunciare la formula per il fatidico sì. I bambini imparano a tutt’oggi le filastrocche tabarchine e fin dai primi anni di scuola trovano ad attenderli sui banchi un sillabario e un sussidiario in questa lingua, realizzati per loro dalla scuola del paese; il Festival della Canzone Tabarchina è seguito quanto e più delle analoghe manifestazioni nazionali, e trova ampio spazio nelle radio e nelle televisioni locali. A studiosi isolani, animati da grande passione, si deve la messa a punto di una accurata grammatica e di un vocabolario tabarchino in costante aggiornamento: nelle sue pagine può dirsi riportata in sillabe l’identità stessa dei carlofortini.
Antica, particolare, impossibile da sentire lontano da qui, il tabarchino è assimilabile alla lingua in uso tra i pegliesi nel XVI secolo, antenati diretti dei carlofortini. Alla matrice originaria, nel corso della storia, si sono aggiunti prestiti dall’arabo, dal siciliano, dal francese.