Arrivato a Carloforte ancora giovane, Cavallera si fece subito pioniere del socialismo e poi protagonista delle lotte sindacali dei minatori del Sulcis. Una foto che ricorre nelle ricostruzioni storiche degli avvenimenti di quegli anni mostra l’affollarsi delle bilancelle invelate, nel porto della cittadina, dopo il processo che Cavallera dovette subire per aver organizzato gli scioperi sull’isola negli ultimi anni del secolo. A lui l’attuale Cineteatro è intitolato, dunque, non a caso: di quella prima destinazione d’uso, e dei trascorsi sindacali di questo luogo di memoria carlofortino, rimane traccia nella facciata che dà sulla via Roma, dove si apre l’ingresso laterale dell’edificio, ancora sovrastato dall’insegna “Casa del proletariato”.
Il 1° maggio 1922, all’atto dell’inaugurazione, il teatro era stato intitolato al tenore tempiese Bernerdo Demuro, che sul suo palco si doveva esibire per l’occasione a titolo gratuito. In epoca fascista divenne il “Palazzo Italia”, sfoggiando sul corso Battellieri la scritta “La nostra vita è sul mare”. Solo successivamente fu quindi intitolato al Cavallera.
Dentro, nell’ambiente vastissimo, il rigore degli spigoli e delle linee dritte che dominano i prospetti esterni lasciano spazio agli arzigogoli del Liberty: passato il periodo delle lotte sindacali, u Palassiu, ridisegnato nei suoi interni, smise di ospitare assemblee operaie e prese le sembianze di cineteatro. Le sue logge, le tre gallerie con le inferriate piegate allo stile dell’art nouveau, videro esibirsi sulla ribalta dell’ampio palcoscenico i grandi della musica leggera: da Claudio Villa a Nicola di Bari, da Nilla Pizzi a Little Tony. Insieme ai grandi dell’operetta, come la compagnia di Elvio Calderoni e Aurora Banfi e quella degli Abati di Modena.
A tutt’oggi ammantato dall’aura del monumento storico cittadino, il Cineteatro Cavallera ospita attualmente gli eventi culturali di spicco organizzati dalla comunità carlofortina, e occasionalmente è spazio disponibile per l’organizzazione di eventi privati.